A Child is Born….

      Auguriiiiiii !!!
 
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Semplicemente….GRAZIEEEEE!

E che dire….sono senza parole…A ME….che di solito non mancano…anzi ahahah! Mi spiace non poter essere sempre " tuned ON" come vorrebbero vedermi le persone che mi vogliono bene…e detesto sentirmi dire…: " Ehhh ma questa non è la Paola che conosco….non mi piace sentirti cosi’…."
Ma perchè…voi avete l’esclusiva allo scazzo? Ahahah! Comunque vi ringrazio…in particolar modo all’ideatore…( che non stento a capire chi sia. . . .ahahah). E’ vero che sto sempre indaffarata nelle richieste altrui….è cosi’ che mi perdo…non ve ne siete accorti? Pero’….anche se fuggo i complimenti come una tentazione….forse stavolta quest’incoraggiamento arriva utile e gradito. Un modo carino per fermarsi….riprendere fiato…e poi ripartire….ma con un raggio di sole dentro.
GRAZIE  ( io AMO i Diddl…!)

 
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…io mi do alle tue misteriose intenzioni….


Non voglio più proteggermi contro di te, o misericordioso che conosci la nudità della mia esistenza. Con sicurezza, io mi do alle tue misteriose intenzioni, alla tua opera rigeneratrice. Con la tua spada folgorante tu puoi troncare il mio  peccato, intenerire chi vuole indurirsi negandosi ancora alla dolcezza della tua parola di vita. Aiutami a lasciarmi inondare dalla tua voce nelle Scritture, incenerisci chi non risparmia nulla, fino al midollo del suo essere.
Allora io loderò con un cuore purificato la tua infinita misericordia, chinata continuamente sulla mia miseria che l’attrae.
VANGELO (Mc 2,13-17)
Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori.
+ Dal Vangelo secondo Marco
Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: "Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?".
Avendo udito questo, Gesù disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori".
Parola del Signore.

OMELIA
È il Vangelo della misericordia. In Dio, giustizia e misericordia sono inseparabili. Lo vediamo per esempio quando Gesù, rivolgendosi ai farisei (a quelli, cioè, che si credevano persone superiori e, anzi, perfette), dice loro: "I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio". Così il Signore dice a un pubblicano (Levi) di venire a unirsi agli altri apostoli che erano già con lui. Cristo non si riserva alle persone colte, agli scribi, a chi rispetta le leggi con scrupolo. Dice questa frase che deve farci scoppiare di gioia e di speranza: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori". Noi tutti siamo feriti e malati. Signore, fa’ che non siamo mai sdegnati nei confronti degli altri. Fa’ che, in mezzo a tutta questa umanità talmente ferita, noi siamo testimoni del tuo Spirito e che portiamo la tua Buona Novella, non a parole, ma con i fatti.

Chiamami questa sera. Dimmi di seguirti. Niente ha senso tranne che essere con te, bere le tue parole pure, lontane dalle menzogne del principe di questo mondo e dal caos delle sue mille tentazioni. Tu, che non hai disgusto per nessun essere e per nessuna cosa che sia stata creata e che mantieni in esistenza, non respingere mai me peccatore, dall’animo malato e macchiato. Offro la mia debolezza a te che hai detto che non ci sono giusti. Concedi il tuo perdono anche a me.
Io corro, insieme a tutti gli altri, verso l’odore esalato dal tuo profumo, o tenerezza del mondo.
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Non abbiamo mai visto nulla di simile!

 
 LA PAROLA DI OGGI
PREGHIERA DEL MATTINO ( 15.01.09)
L’oggi è unico, l’oggi è nel cuore dell’eternità, come è detto: di eternità in eternità, cioè dall’eternità passata all’eternità futura. Signore, tu sei tutto in quest’oggi e io voglio rispondere: "Presente", di un’intensa presenza alla tua Presenza. Poiché tu solo sei davvero presente e mi chiami a raggiungerti intensamente in questo oggi unico.
OMELIA (16.01.09)
L’ordine di Gesù al paralitico: "Alzati!" non ci ricorda forse il racconto degli Atti degli apostoli in cui san Pietro risponde ad un paralitico che gli chiede l’elemosina vicino al tempio: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!"? Questi due testi sono, secondo me, inseparabili. Come Cristo, san Pietro dice al paralitico di alzarsi e camminare, ma è molto importante ciò che egli dice prima: "Non possiedo né argento né oro", cioè nulla di quanto sia generalmente considerato "ricchezza". È possibile avere molti beni, poteri, responsabilità ed essere povero in spirito se in ogni momento si è consapevoli di essere debitori di ciò che si possiede. Occorre chiedersi ogni sera: "Che cosa ho fatto dei miei mezzi, dei miei poteri? Li ho messi a disposizione solo dei miei cari o anche di quelli che soffrono?". Signore Gesù, fa’ che noi possiamo, anche se possediamo molto, essere consapevoli che nulla ci appartiene, che tutto è tuo, degli altri, di tutti. Allora potremo dire sicuramente all’umanità sofferente, ferita, come Pietro al paralitico:
"Cammina!".
PREGHIERA DELLA SERA ( 15.01.09 )
Signore, ti offro l’oggi che tu mi hai concesso di vivere. Ti chiedo perdono di essermi così spesso allontanato dalla tua presenza, di avere dato tanta importanza a quello che succede, di avere preferito l’effimero all’eterno. Concedimi di considerare ogni giorno come se fosse l’ultimo, di vivere ogni Eucaristia come se fosse l’ultima e ogni occasione di parlare di te, di dire il tuo amore, come se fosse l’ultima, per me e per chi mi ascolta. La tua carità è tutta in questo presente:
che io non rimandi mai l’amore al domani.
 

 

 

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La Gioia del Signore è la nostra Forza.

CONFERMO…è stato davvero un giorno di Grazia. Ritrovarsi in tremila sotto la tenda del convegno. . . complice una splendida giornata di sole e il gioco è fatto: Sensazione aprile!! E’ vero…eravamo la meta’…ma il Signore ha voluto farsi sentire in modo cosi’ forte….da spingerci inevitabilmente  a pensare e pregare per tutti gli altri fratelli delle comunità lontane. Una preghiera che,  so per certo, ha ampiamente attraversato il telo bianco della tendostruttura e, sorretta dal soffio dello Spirito Santo, è discesa su tutte le altre regioni. Il discorso è sempre lo stesso: Tutto è possibile per chi crede. Tutto dipende dunque dalla nostra fede e da quanto siamo capaci di credere davvero che il Signore opera miracoli….anche per noi…anche oggi. Anzi, ieri sera, roberto ha proprio profetizzato che " quello era il giorno del miracolo" e che la sera stessa, tornando a casa, qualcuno avrebbe visto la sua acqua trasformata in vino….ma bisognava CREDERE. Io ho vissuto una preghiera molto intensa…so che molte cose che son state dette erano anche per me e so per certo che, se al Signore basterà la forte intenzione e volontà di credere che ci ho messo, anche se ai suoi occhi non posso vantare una "fede che smuove i monti"…allora ho anche la certezza assoluta che" il tempo della prova è finito"…. e ciò che ho sempre vissuto come un mistero, senza capire, andando avanti alla cieca ma perseverando nel credere…"in Lui tutto è già compiuto". Già….per l’appunto. E io ci credo. Ora non  mi resta che attendere di capire COME ha pensato di operare il suo miracolo. Non come mi aspetto. Non provo neanche a immaginare i come e i quando perchè Dio è talmente creativo che nn riuscirei con i miei mezzi limitati a immaginare….Però ne sono certa. Mi stupirà.Prestissimo. E finalmente gli scriverò l’inno di ringraziamento che gli devo

Anche il pomeriggio è stato intenso….Don Danilo guidava l’adorazione e, conoscendolo, ho immaginato che non si sarebbe risparmiato nel far passare il Signore tra le varie file di sedie ( con mio grande sconforto…dato l’assalto che c’è) e non è sempre facile tenere la stuazione sotto controllo….per quanto si possa essere esperti nel servizio! Pero’ il don io lo capisco….come si fa a non passare e fermarsi davanti alla folla implorante e sofferente….sapendo che in quell’Ostia risiede la nostra unica speranza? Stavolta davvero ho visto come non mai le mani tendersi per toccare" anche solo il lembo del Suo mantello"… A tratti ho vissuto momenti di tensione ( ma sono io che vengo responsabilizzata e vivo sta cosa con ansia ) pero’, per fortuna, tutto è andato bene e nonostante sembrasse non finire mai, abbiamo pure rispettato i tempi organizzativi! Lode a Gesu’  Spero che nella rivista mettano la testimonianza di Ernesta, la resp che ha guidato l’insegnamento. Una grande testimonianza di vita e di fede davanti al dolore dei dolori.

Per me la festa è continuata oggi. Alla tomba del papa ho vissuto momenti davvero emozionanti..quanti ricordi…quante esperienze mi legano a lui….un luogo semplice una lapide con tre rose d’argento, dei fiori e una grande rosa bianca di cera, ma tanta "presenza"….Meraviglioso…davvero. E poi, prima di andare, son passata a salutare il mio Gesù…nell’ora della Misericordia. Ho fatto anche lì un po’ di cose costruttive ( ahaha), ho assolto ad alcune richieste speciali che mi son state fatte e me ne sono andata con un altro bel dono.

Peccato tornare a casa e trovare nella buca una pessima notizia. Peccato aver ceduto allo sconforto e alla paura ….sebbene per poco. Ho visto ancora una volta quanto è difficile tenere in piedi la mia parvenza di fede. Basta davvero un soffio per farla vacillare. Stavolta però mi son ripresa subito. Una notizia brutta…non poco…OK….ma non te la do la soddisfazione di rubarmi la gioia di questi due giorni. Proprio no. Come ha detto Ernesta nel suo bellissimo insegnamento, parlando di cio’ che le è successo di brutto: " pensando alla luce della fede devo per forza credere che, sebbene sia brutto cio’ che vivo e molto doloroso, se Dio lo ha permesso, QUESTO è il mio vero bene". E io con lei stasera ripeto queste parole e dico AMEN. Signore, mi aiuterai tu ad attraversare quanto accade. Per ora ti ringrazio di avermi dato la possibilità di vivere un giorno di grazia…piccolo anticipo di cio’ che tutti insieme vivremo a maggio….

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….Waiting for leaving….

 
Io e la  mia influenza stiamo per partire. . . stasera andro’ a Fiuggi per il ritiro regionale del Lazio ( + campania) che si svolgerà domani proprio li’….nella tenda del convegno internazionale. Mi sono concessa il lusso di anticiparmi perchè non sto granchè bene…e dati i 230 Km da casa mia…ho preferito dormire lì e arrivare al grande appuntamento col Signore…fresca e riposata.
Non nego l’emozione che sento pensando alla tenda del convegno…di sicuro più vuota….ma piena di tanti ricordi belli di questo aprile scorso….Sara’ un po’ come una scena del disney " Anastasia"…dove" il ricordo di sempre" prende vita nel salone delle feste ormai deserto….
Eppure….
Eppure, nonostante ciò sono più in desiderosa attesa del lunedi mattina. E si…perchè anche domenica sera resto a Fiuggi e la mattina di Lunedi…saro’ a Roma, perchè devo fare due visite importanti ( se no a che servono i giorni di ferie?)
 
                                                                                              Ecco la mia prima visita….

E questa è la seconda……………….

Sulla tomba del papa non ci sono mai stata….alla Divina Misericordia … non potrei  mai NON andarci….fosse solo per 5 minti…

Strano….per me che vivo la comunità con amore ed entusiasmo ( e mi faccio 360 km ogni lunedi per andare a pregare…) mi fa davvero effetto sta cosa….Certo…sempre di Gesu’ si tratta….ma….Chissa’….qualcosa vorrà dire…ma tanto, come sempre, lo capiro’ solo dopo….

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Maria….una di noi! ( tribute to L.N. , nda)

 

     

                      Attendere: ovvero sperimentare il gusto di vivere. Hanno detto addirittura che la santità di una persona si commisura dallo spessore

                                                                       delle sue attese.Forse è vero.

 

 A nessuno sfugge a quale messe di speranze e di batticuori faccia allusione quella parola che ogni donna sperimenta come preludio di misteriose tenerezze:prima ancora che nel Vangelo venga pronunciato il suo nome, di Maria si dice che era Vergine in attesa. In attesa di Giuseppe. In ascolto del frusciare dei suoi sandali, sul far della sera, quando, profumato di legni e di vernici, egli sarebbe venuto a parlarle dei suoi sogni.


E nell’arcata sorretta da  due trepidazioni, una così umana e l’altra così divina, cento altre attese struggenti.

L’attesa di lui, per nove lunghissimi mesi. L’attesa di adempimenti legali festeggiati con frustoli di povertà e gaudi di parentele. L’attesa del giorno, l’unico che lei avrebbe voluto di volta in volta rimandare, in cui suo figlio sarebbe uscito di casa senza farvi ritorno mai più. L’attesa dell’ora: l’unica per la quale non avrebbe saputo frenare l’impazienza e di cui, prima del tempo, avrebbe fatto traboccare il carico di grazia sulla mensa degli uomini. L’attesa dell’ultimo rantolo dell’unigenito inchiodato sul legno. L’attesa del terzo giorno, vissuta in veglia solitaria, davanti alla roccia.

 

                                                     Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all’infinito.

 


 I love you. Je t’aime. Te quiero. Ich liebe Dich. Ti voglio bene, insomma.

Io non so se ai tempi di Maria si adoperassero gli stessi messaggi d’amore, teneri come giaculatorie e rapidi come graffiti, che le ragazze di oggi incidono furtivamente sul libro di storia o sugli zaini colorati dei loro compagni di scuola.

Penso, però, che, se non proprio con la penna a sfera sui jeans, o con i gessetti sui muri, le adolescenti di Palestina si comportassero come le loro coetanee di oggi.

Con «stilo di scriba veloce» su una corteccia di sicomòro, o con la punta del vincastro sulle sabbie dei pascoli, un codice dovevano pure averlo per trasmettere ad altri quel sentimento, antico e sempre nuovo, che scuote l’anima di ogni essere umano quando si apre al mistero della vita: ti voglio bene!

Anche Maria ha sperimentato quella stagione splendida dell’esistenza, fatta di stupori e di lacrime, di trasalimenti e di dubbi, di tenerezza e di trepidazione, in cui, come in una coppa di cristallo, sembrano distillarsi tutti i profumi dell’universo.

Ha assaporato pure lei la gioia degli incontri, l’attesa delle feste, gli slanci dell’ amicizia, 1’ebbrezza della danza, le innocenti lusinghe per un complimento, la felicità per un abito nuovo.

Cresceva come un’ anfora sotto le mani del vasaio, e tutti si interrogavano sul mistero di quella trasparenza senza scorie e di quella freschezza senza ombre.

Una sera, un ragazzo di nome Giuseppe prese il coraggio a due mani e le dichiarò: «Maria, ti amo». Lei gli rispose, veloce come un brivido: «Anch’io». E nell’iride degli occhi le sfavillarono, riflesse, tutte le stelle del firmamento.

Le compagne, che sui prati sfogliavano con lei i petali di verbena, non riuscivano a spiegarsi come facesse a comporre i suoi rapimenti in Dio e la sua passione per una creatura.

Per loro, 1’amore umano che sperimentavano era come 1’acqua di una cisterna: limpidissima, sì, ma con tanti detriti sul fondo. Bastava un nonnulla perché i fondigli si rimescolassero e le acque divenissero torbide. Per lei, no.

Non potevano mai capire, le ragazze di Nazaret, che l’amore di Maria non aveva fondigli, perché il suo era un pozzo senza fondo.

 

                                                                                  È chiaro: ha avuto a che fare anche lei con la paura.

 

Paura di non essere capita. Paura per la cattiveria degli uomini. Paura di non farcela. Paura per la salute di Giuseppe. Paura per la sorte di Gesù. Paura di rimanere sola… Quante paure!

Se ancora non ci fosse, bisognerebbe elevare un santuario alla "Madonna della paura". Nelle sue navate ci rifugeremmo un po’ tutti. Perché tutti, come Maria, siamo attraversati da quell’umanissimo sentimento che è il segno più chiaro del nostro limite.

Paura del domani. Paura che possa finire all’improvviso un amore coltivato tanti anni. Paura per il figlio che non trova lavoro e ha già superato la trentina. Paura per la sorte della più piccola di casa che si ritira sempre dopo mezzanotte, anche d’inverno, e non le si può dire niente perché risponde male. Paura per la salute che declina. Paura della vecchiaia. Paura della notte. Paura della morte…

Ebbene, nel santuario eretto alla "Madonna della paura", davanti a lei divenuta la "Madonna della fiducia", ciascuno di noi ritroverebbe la forza per andare avanti, riscoprendo i versetti di un salmo che Maria avrà mormorato chi sa quante volte: «Pur se andassi per valle oscura, non avrò a temere alcun male, perché sempre mi sei vicino… lungo tutto il migrare dei giorni».

Madonna della paura, dunque. Ma non della rassegnazione. Perché lei non si è mai lasciate cadere le braccia nel segno del cedimento, né le ha mai alzate nel gesto della resa. Una volta sola si è arresa: quando ha pronunciato il fiat e si è consegnata prigioniera al suo Signore.

Da allora ha sempre reagito con incredibile determinazione, andando controcorrente e superando inaudite difficoltà che avrebbero stroncato le gambe a tutti.  Dai sacrifici di una vita grama nei trent’anni del silenzio all’amarezza del giorno in cui si chiuse per sempre la bottega del "falegname" profumata di vernici e di ricordi. Dalle strette al cuore che le procuravano certe notizie che circolavano sul conto di suo figlio al momento del Calvario quando, sfidando la violenza dei soldati e lo sghignazzo della plebe, si piantò coraggiosamente sotto la croce.

Una prova difficile, la sua.  

 

                                                                                Maria, la vogliamo sentire così.

 

Di casa. Mentre parla il nostro dialetto. Esperta di tradizioni antiche e di usanze popolari. Che, attraverso le coordinate di due o tre nomi, ricostruisce il quadro delle parentele, e finisce col farti scoprire consanguineo con quasi tutta la città.

Vogliamo vederla così.  Che non mette soggezione a nessuno. Che si guadagna il pane come le altre. Che parcheggia la macchina accanto alla nostra. Donna di ogni età: a cui tutte le figlie di Eva, quale che sia la stagione della loro vita, possano sentirsi vicine.


Vogliamo sperimentarla mentre passa per le strade del centro storico e si ferma a conversare con le donne. O incontrarla al cimitero, la domenica, mentre depone un fiore ai suoi morti. O mentre il giovedì si reca al mercato, e tira sul prezzo anche lei. O quando alla mezza, con tutte le altre madri davanti , attende che il suo bambino esca da scuola per portarselo a casa e ricoprirlo di baci.


Come una vicina di casa, dei tempi antichi. O come dolcissima inquilina che si affaccia sul pianerottolo del nostro condominio. O come splendida creatura che ha il domicilio sotto il nostro stesso numero civico. E riempie di luce tutto il cortile.

 


Mettiti, allora, accanto a noi, e ascoltaci mentre ti confidiamo le ansie quotidiane che assillano la nostra vita moderna: lo stipendio che non basta, la stanchezza da stress, l’incertezza del futuro, la paura di non farcela, la solitudine interiore, l’usura dei rapporti, l’instabilità degli affetti, l’educazione difficile dei figli, l’incomunicabilità perfino con le persone più care, la frammentazione assurda del tempo, il capogiro delle tentazioni, la tristezza delle cadute, la noia del peccato.

Facci sentire la tua rassicurante presenza, o coetanea dolcissima di tutti. E non ci sia mai un appello in cui risuoni il nostro nome, nel quale, sotto la stessa lettera alfabetica, non risuoni anche il tuo, e non ti si oda rispondere: «Presente!».

Come un’ antica compagna di scuola.

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E pecché só’ ‘nnammurat…

                                        
 
                                  E pecché só’ ‘nnammurat…pecché forse ce só nato… ma vedite comm’è bella, ‘a cittá ‘e Pullecenella!…
Prepararsi a ripartire…è un po’ dura…si…soprattutto per chi, come me, è…Neapolitan Inside! Lo so…è difficile capire quello strano universo chiamato "Napoli"…con tutte quelle particolarità…contraddizioni…Napoli è un po’ come il Napoleone di Manzoni " Il Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola". Posti incantevoli, viste mozzafiato, mari, monti, delizie per il palato, musica, gente che è capace di raccontanrti la sua vita, le sue imprese e le sue disgrazie mentre sei in fila allo sportello postale….senza averti mai visto…perchè qua è cosi’…è normale…
A Napoli siamo tutti…TUTTO…come un unica grande famiglia. Come se ci si conoscesse tutti e tutti sapessimo gli uni degli altri in modo pure confidenziale. Una città…dove….davvero SOLO QUA puoi leggere certe cose…          
 
                                
 
                       Ccá è permesso tutte cosa, no’ pecché tiene ‘o diritto… ma pecché s’è sempe fatto… o è sultanto pe’ dispietto!…
Vi sembra un eccesso di zelo? A NApoli No! Perchè a Napoli non ci sono regole, figuriamoci divieti…e poi…il napoletano è sempre un irriducibile "furbo" che si arrende SOLO quando ha toccato con mano che la strada è chiusa davvero! Ma forse…e dico …FORSE…con l’aggiunta…DESISTE!
 
                                                                                   
                T’accumpagno vico vico, sulo a te ca si’ n’amico… e te porto p’ ‘e Quartiere, addó’ ‘o sole nun se vére…
                     ma se vére tutt’ ‘o riesto… e s’arápono ‘e ffeneste; e capisce comm’è bella, ‘a cittá ‘e Pullecenella!
 
I vicoli di Napoli…il tempo sembra essersi fermato in una commedia di De Filippo…quando il telefono non si usava a terremoto e la gente comunicava dai balconi…quando la mattina presto, camminando camminando…o sentivi odore di "Ragù" o di marsiglia dei panni stesi…
 
                                           
  …Ma come si fa a non amare una città dove pure le manifestazioni pacifiste sono originali?…Del resto…se esiste Napolimania è perchè abbiamo tanto da dire….ahahah!
 
 
E poi inevitabilmente i nostri lati oscuri fanno capolino….ma lasciatemi essere polemica…a Napoli esiste la "Mmunnezza"…cioè quella serie di sacchetti colorati e puzzolenti nella foto in alto….e poi esistono…" I RIFIUTI"….come nella foto in basso….
 
                                        
 
                                                   Comm’è bella, comm’è bella, ‘a cittá ‘e Pullecenella…
         Mme dispiace sulamente ca ll’orgoglio ‘e chesta gente, se murtifica, ogne ghiuorno, pe’ na máneca ‘e fetiente
        che nun tènono cuscienza, che nun tènono rispetto… Comme fanno a pigliá suonno, quann’ è ‘a sera, dint’ ‘o lietto?!…
Per fortuna ci salva la storia…quella dei film come "L’Oro di Napoli"…" Operazione S. Gennaro"…ci salvano le tradizioni…il nostro modo di rendere comica la piu’ grande disgrazia…un po’ per esorcizzare le paure…un po’ per scaramanzia…un po’ perchè il sole ce l’abbiamo dentro…e alla fine di ogni tempesta, prima o dopo, esce sempre….SEMPRE…
Ci salvano i Santi, storici e contemporanei….gli artisti che il mondo ci invidia….le canzoni che scaldano il cuore….e questo
  •  rimane…e sarà eternamente… " O Paese d’ ò Sole"…
 
                                                  
 
                         Chist’è ‘o paese d’ ‘o sole, chist’è ‘o paese d’ ‘o mare,
                                  chist’è ‘o paese addo’ tutt’ ‘e pparole,
                                                     so’ doce o so’ amare,
                                                                         so’ sempe parole d’ammore!
 
 
 
 
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2 Gennaio 2009: Mirjana

 

Messaggio del 2 gennaio 2009 ( Mirjana )
Cari figli, mentre la grande grazia celeste si spande su di voi il vostro cuore rimane duro e senza risposta. Figli miei perchè non mi date completamente i vostri cuori? Io voglio solo mettere in essi la pace e la salvezza: mio Figlio. Con mio Figlio la vostra anima sarà indirizzata verso le mete più nobili e non vi perderete mai. Anche nella tenebra più fitta troverete la strada. Figli miei decidetevi per la vita nuova con il nome del mio Figlio sulle labbra. Vi ringrazio.

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03.01.2009 Napoli: Sabato Privilegiato

 
 
 

Venerabile Placido Baccher Sacerdote

Napoli, 5 aprile 1781 – 19 ottobre 1851


Placido Baccher nacque a Napoli il 5 aprile 1781, ultimo di sette figli.
I suoi iniziali studi furono fatti in casa, poi ebbe come maestri dotti sacerdoti che lo fecero poi ammettere nel collegio domenicano di S. Tommaso d’Aquino come esterno. Diventò Terziario Domenicano, nutrì sin da ragazzo una tenera devozione all’Immacolata, di cui la madre era devotissima e che lo portava con sé ogni sabato alla chiesa dell’Immacolata, che la venerabile suor Orsola Benincasa aveva edificata alle falde del Castel S. Elmo, quasi a proteggere dall’alto la città.
Durante la rivoluzione napoletana del 1799, che portò all’instaurazione della Repubblica Partenopea, Placido Baccher venne coinvolto pesantemente; venivano perseguiti tutti coloro che fossero sospettati di fedeltà al re, suo padre Vincenzo fu esiliato, i fratelli Gennaro e Gerardo furono fucilati in Castel Capuano e Placido, giovane buono e ingenuo, che non si occupava di politica o moti rivoluzionari, di appena 18 anni, venne rinchiuso nelle carceri del tribunale di Castel Capuano insieme a molti altri, in attesa della sentenza di morte anche per lui.
Ma la notte precedente il giudizio, ebbe in sogno la Madonna, che lo rassicurò sulla sua liberazione, chiedendogli di consacrarsi a Lei; condotto l’indomani davanti al tribunale straordinario, nel Palazzo Reale, i giudici nel guardarlo, si meravigliarono dell’arresto di quel giovane così inoffensivo e incapace di far del male e quindi ne ordinarono la scarcerazione.
La Madonna lo aveva salvato e lo salvò ancora, quando fu spiccato un altro ordine di cattura, perché il Presidente del Tribunale riscontrò che erano stati giustiziati 16 realisti invece dei 17 della lista; per sfuggire alla cattura, Placido fu calato con una corda in un pozzo,
ma per errata manovra finì sul parapetto di una loggia, spaccandosi la testa. ( Come sempre ci ricorda il nostro cardinale…Ogni impedimento porta giovamento…)
Mentre si rimarginava la ferita, la Repubblica Partenopea volgeva al termine.
Nel 1802 Placido vestì l’abito talare .Completati gli studi venne ordinato sacerdote il 31 maggio del 1806, celebrando la prima Messa nella chiesa di S. Lucia al Monte, ai piedi del Santuario di suor Orsola Benincasa, finché i superiori lo nominarono, nel 1811, rettore della Chiesa del S.mo Salvatore.
Don Placido profuse tutte le sue sostanze, adoperandosi per il ripristino e l’apertura del tempio. Devotissimo alla Madonna trasformò la sua chiesa in un fervido centro di devozione mariana, fedele al suo motto “A Gesù per Maria”; malgrado tutto però a don Placido Baccher, la chiesa sembrava una reggia senza regina, allora si fece costruire, dall’artista napoletano Nicola Ingaldi, una statua dell’Immacolata, così come l’aveva sognata la notte della sua prigionia in Castel Capuano; la rappresentazione dell’immagine è complessa e piena di significati mariani e liturgici.
Il culto che si instaurò nel Gesù Vecchio per la Madonna, si diffuse per tutta Napoli e folle di fedeli vi si recavano per le cerimonie del sabato e in particolare nella Novena e festa dell’Immacolata Concezione dell’8 dicembre, che a Napoli è stata sempre particolarmente celebrata.
Il 30 dicembre 1826 avvenne la solenne incoronazione della piccola ‘Madonnina’ concessa dal papa Leone XII.
La basilica divenuta poi pontificia, del Gesù Vecchio, divenne da allora un centro mariano ed eucaristico importantissimo, lo stesso papa da Roma si compiaceva dell’elevata partecipazione dei fedeli al ‘Sabato privilegiato’ dedicato a Maria e del gran numero di Comunioni distribuite; basti pensare, giusto per dare un dato, che il 1° gennaio 1966 si distribuirono circa 20.000 Comunioni. Questo per far capire che ancora ai nostri tempi, il culto istituito dal venerabile Placido Baccher è vivo e fervoroso.
Morì dopo breve malattia, il 19 ottobre 1851 e come da suo desiderio, venne tumulato dietro l’altare maggiore della basilica del Gesù Vecchio, sotto il trono della Madonna, di cui per 40 anni era stato attivissimo rettore. La causa per la sua beatificazione fu introdotta il 12 maggio 1909 e il 27 febbraio 1944 si ebbe il decreto sull’eroicità delle virtù e il titolo di venerabile.

Oggi, primo sabato dell’anno, Napoli celebra ancora una volta il suo “SABATO PRIVILEGIATO”. Nel corso degli anni, in questa chiesa aperta solo il primo sabato dell’anno, il passaggio davanti alla statua della “Madonnina” ha visto compiersi tantissimi miracoli e guarigioni, come testimoniano i tantissimi ex – voto presenti in chiesa. In onore di Maria, e per dare ai numerosi fedeli la possibilità di lucrare l’indulgenza plenaria, vengono celebrate messe senza interruzione, dalle 6 del mattino alle 6 di sera, messa di chiusura celebrata dal nostro( a dir poco…MITICO…) Cardinale Crescenzio. Anche io oggi approfitterò di questo “privilegio” per affidare a Maria le intenzioni per questo 2009…che giorno dopo giorno mi incoraggia sempre di più a credere nel “Rinnovamento” di ogni cosa…a condizione che ci creda però…( e là sta il difficile ahaha!). Eppure…una nuova speranza, una nuova luce sembrano fare capolino dentro me…Mi sa mi sa…che questa è la volta buona!

Vi porto tutti con me! Sappiate che tra le 16.30 e le 17 io passerò davanti alla Madre e unirò alle mie, tutte le vostre intenzioni. Volendo…potete fare comunione!

Un inizio migliore di questo?

BUON 2009 A TUTTI!

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